CONOSCERE I VINI MARSALA DOC

person Pubblicato da: Giuseppe Calì Sopra:

IL PRIMO VINO DOC ITALIANO

LE ORIGINI

La nascita del Marsala è la somma di una particolare catena di eventi, dell'intuito di brillanti uomini d'affari e delle grandi potenzialità di un tesoro rimasto nascosto per secoli.

In principio, fu tutto merito degli inglesi tant'è che, ancora oggi, le cantine di Buckingham Palace continuano a rifornirsi di vino Marsala.

Ma andiamo con ordine è partiamo dall' incontro fortunato del vino di Marsala con un ricco mercante Inglese. Siamo nella seconda metà del '700 quando, John Woodhouse, un ricco mercante di Liverpool, impegnato nel commercio delle ceneri di soda, navigava lungo le coste siciliane diretto a Mazara del Vallo. Egli però non la raggiunse mai perchè una tempesta lo fermò poco prima, costringendolo ad una sosta imprevista nel porto di Marsala.

In una delle numerose osterie della città, gli fu offerto il miglior vino qui prodotto, quello che i contadini riservavano alle grandi occasioni: il PERPEETUM.

Woodhouse ne rimase affascinato e intuì che era perfetto per essere sorseggiato nei raffinati salotti inglesi, durante le lunghe chiacchierate pomeridiane. Aggiunse al perpetuum un po' di acquavite da vino, per evitare che si alterasse durante il viaggio, e ne spedì 50 pipe a Liverpool con l'intenzione di testarne l'effetto.

Il vino, simile al Porto e al Madera, piacque molto agli inglesi e fece la fortuna dei Woodhause che cominciarono a investire sulla zona acquistando il vino dai contadini in miseria, costruendo propri stabilimenti e impiegando ingenti capitali per la costruzione del porto. Nacque così il Marsala, quello che l'ammiraglio Nelson definiva degno della mensa di qualsiasi gentiluomo.

Ovviamente il successo ottenuto dai Woodhause portò nell'antica Lylibeo molti altri imprenditori inglesi: Corlett, Wood, Payne, Hoppes. Fra tutti, merita di essere ricordata l'attività di Benjamin Ingham che, a partire dal 1812 , insieme al nipote Joseph Whitaker, si prodigò per l'ammodernamento delle tecniche di produzione e per l'ampliamento delle esportazioni anche fuori dall'Europa.Quella che fino ad allora era stata una modesta zona agricola si tramutò, in breve tempo, in un attivo centro industriale.

Nel 1832, fra lo stabilimento dei Woodhause e quello degli Ingham si inserì il primo imprenditore italiano: Vincenzo Florio.

I Florio, ricca famiglia di industriali e armatori, non solo portarono il Marsala in ogni parte del mondo a bordo delle 99 navi della Compagnia Florio ma regalarono alla città un volto nuovo e un'impronta da borghesia illuminata.

Tra le più antiche aziende locali ricordiamo quella di Don Diego Rallo (1860), di Vito Curatolo Arini (1875) e la Carlo Pellegrino (1880). Nel 1900 se ne contavano circa 40. Molte di esse sono ancora in attività e delle altre rimangono le tracce negli edifici e nei bagli sparsi per la città.

La storia di Marsala e del Marsala si intreccia con quella dell'Italia intera: fu proprio la presenza di navi inglesi nel porto ad impedire ai Borboni di sparare sulle navi di Garibaldi, agevolando le operazioni di sbarco .

Il quell'occasione, Richard Cossins, vice console inglese nonché direttore dello stabilimento Ingham, intervenne presso il comandante delle cannonerie borboniche affinchè risparmiasse i magazzini inglesi e permettesse ai propri ufficiali di salire a bordo delle navi prima di far fuoco.

Garibaldi, tornato a Marsala 2 anni dopo, chiese di bere quel vino dolce e liquoroso che aveva assaggiato la notte dello sbarco: era il Marsala Superiore di allora che, in suo onore, fu ribattezzato Garibaldi Dolce.

La fortuna del Marsala ha, però, conosciuto alterne vicende.

Una grave crisi attraversò la città e il suo vino dopo la prima guerra mondiale soprattutto per l'operare di commercianti privi di scrupoli che sfruttavano la fama del Marsala per vendere prodotti di qualità scadente. Per questo, già nel 1931 venivano fatti mossi i primi passi verso una legislazione che proteggesse il Marsala originale dalle imitazioni e che ne definisse le caratteristiche.

Un grande orgoglio per quanti lo producono e per tutto il territorio è stato il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata che gli fu riconosciuta nel 1969.

Il Marsala è stato il primo vino Doc d'Italia.

IL VINO

Una lunga lavorazione permette al Marsala di assumere quel gusto e quella consistenza ben noti ai suoi amatori. La concia consiste nell'aggiunta al vino di cotto, sifone e alcool .

Il cotto è il risultato di una procedura, nota fin dai tempi dell'impero romano, che è facile ritrovare fra i tradizionali metodi di lavoro di molte regioni italiane.

Qui viene ottenuto dal mosto del Catarratto, passato a fuoco diretto o a vapore in caldaie di rame. Quando il suo volume si riduce a circa un terzo di quello originale, è pronto per essere invecchiato.

Conferisce al Marsala un sapore vellutato e amarognolo.

Il sifone si ottiene dalla vendemmia tardiva delle uve Grillo, raccolte quando sono ormai ben mature. Viene subito depositato in botti dove precedentemente era stato inserito dell'alcool di vino. Questo permette di bloccare la fermentazione. Il Marsala avrà così un gusto forte e dolce allo stesso tempo.

Il taglio è un'eredità che il vecchio perpetuum dei contadini ha lasciato al Marsala Soleras. Con un sistema a cascata, a intervalli regolari di tempo, una certa quantità di vino più giovane viene travasato nelle botti del vino più vecchio. Anche l'origine del termine Soleras (dallo spagnolo suelo) è da far risalire a questa tecnica: le botti poste in basso, sul suolo, sono quelle pronte per l'imbottigliamento. Qui il vino giunge per successivi travasi dalle botti poste più in alto. Il risultato di questo processo perpetuo è un amalgama fra vini di età diverse che conferisce al Marsala il profumo e il sapore che lo contraddistinguono.

Fin qui abbiamo parlato di produzione ma per comprendere più profondamente questa DOC eccezionale non  possiamo non fare riferimento alla CLASSIFICAZIONE.

Ciò è importante perchè sarebbe difficile scegliere il Marsala giusto qualora non ne conoscessimo tutte le denominazioni che accompagnano le svariate etichette. Il Disciplinare di Produzione classifica il Marsala in base a tre elementi: colore, grado zuccherino, durata dell'invecchiamento e conseguente grado alcoolico. Dalla combinazione di questi fattori nasce una gamma molto vasta, articolata in diverse tipologie.

Secondo il disciplinare esistono due tipologie di vino Marsala

- MARSALA VERGINE

- MARSALA "CONCIATI" , ovvero il Superiore ed il Fine.

Questa differenziazione è strettamente attinente al processo produttivo: mentre, infatti, i Marsala "conciati" vengono preparati, come già detto precedentemente, con l'aggiunta di alcool, mosto cotto e mistella, il Marsala Vergine può essere ottenuto esclusivamente dalle uve a bacca bianca, con la semplice aggiunta di alcool e/o di acquavite di vino, escludendo tassativamente, di contro, addizioni di mosto cotto e/o concentrato e di sifone.

Ecco perché, evidentemente, questo prodotto viene denominato Vergine, ma questa denominazione può essere utilizzata soltanto in presenza di altri due requisiti necessari: l'invecchiamento deve essersi prolungato per almeno 5 anni in legno (o 10, per il Vergine Riserva o Stravecchio) ed il grado alcolico non deve mai essere inferiore al 18%.

La maggiore complessità dei "conciati" ha portato il disciplinare a suddividere ulteriormente tale tipologia sulla base di tre diversi parametri.

- In relazione al colore, la cui tonalità ed intensità è generalmente influenzata dalla quantità di mosto cotto utilizzato, oltre che dalle uve, si otterranno vini color:

Oro (non aggiunti di mosto cotto); Ambra (con aggiunta di mosto cotto non inferiore all'1%);

Rubino (non aggiunti di mosto cotto, piuttosto ottenuti da uve nere ed, eventualmente, bianche con il limite massimo del 30%).

- In relazione al sapore, determinato dalla quantità di zuccheri presenti, è alla base della distinzione fra Marsala:

Secco, con zuccheri inferiori a 40 grammi/litro;

Semisecco, con zuccheri superiori a 40 grammi/litro, ma inferiori a 100 grammi/litro;

Dolce, con zuccheri superiori a 100 grammi/litro.

- In relazione alla durata dell'invecchiamento, il Marsala si chiamerà:

Fine, con un affinamento non inferiore ad un anno, di cui i primi quattro mesi non necessariamente in legno, e alcool superiore al 17%;

Superiore, con un periodo di affinamento in legno non inferiore a 2 anni e grado alcolico superiore al 18%; Superiore Riserva, con periodo di affinamento in legno non inferiore a 4 anni.